Alfonso Ruffo: un signore napoletano ci guida tra le “sfumature” del giornalismo attuale

Qualche giorno fa ho avuto il piacere di incontrare nella magnifica Galleria Umberto I di Napoli, Alfonso Ruffo, giornalista, editore e comunicatore impegnato in diversi campi di attività, ma prima di tutto un signore napoletano elegante, e dai modi cortesi come pochi.

Amabilmente seduti al tavolino di un noto bar della galleria, dopo una saporita “sfogliatella” e sorseggiando un ottimo caffè napoletano, tra le altre cose, ci siamo ritrovati a parlare della sua professione, uno degli amori della sua vita. Tra le altre sue molteplici attività è da sempre il direttore responsabile del quotidiano, oggi digitale, di economia e politica: ildenaro.it.
Io, curiosa come sempre, ho colto al volo l’occasione di porre, ad un esperto del settore come Alfonso Ruffo, alcune domande chiave su cos’è oggi il giornalismo in Italia, su cosa sono i giornali e sugli attuali e futuri sviluppi della professione.
Cos’è per te il giornalismo e qual è la sua funzione in una società come la nostra che ormai sembra afflitta da infodemia?
Il giornalismo è l’attività di raccolta, analisi e diffusione di informazioni di interesse pubblico attraverso i mezzi di comunicazione di massa, come la stampa, la radio, la televisione e Internet. Il giornalismo si basa sulla ricerca e sulla verifica delle informazioni, con l’obiettivo di fornire al pubblico notizie accurate e verificate.

Il giornalismo si divide in diverse forme: tra queste si evidenziano:
il giornalismo d’inchiesta, che si concentra sulla ricerca di informazioni esclusive e spesso scomode per i poteri forti;
il giornalismo di opinione, che esprime valutazioni e commenti personali sui fatti e le questioni di attualità;
il giornalismo investigativo, che si occupa di raccogliere informazioni e documenti in modo da smascherare comportamenti illeciti o controversi.

Il giornalismo svolge, nelle società democratiche, un ruolo fondamentale, in quanto rappresenta uno dei principali strumenti per il controllo dell’operato delle istituzioni e dei poteri forti. Il giornalismo consente infatti di fornire al pubblico informazioni sui fatti di attualità, sulle decisioni prese dai governi e dalle istituzioni, sulle situazioni di emergenza o di crisi e su molti altri aspetti della vita sociale, politica, economica e culturale del Paese.
Il giornalismo, per essere credibile e affidabile, deve rispettare principi etici e deontologici, quali l’obiettività, la verificabilità e la trasparenza; una professione quindi, che richiede competenze specifiche, come la capacità di indagare, di analizzare e di comunicare in modo efficace, oltre a una solida conoscenza dei principali strumenti e tecniche del mestiere.

Cosa serve per trasformare una “spicciolata” di notizie in una testata giornalistica?
Tutti possono scrivere, ma per essere una testata giornalistica, in genere, sono necessari i alcuni elementi:

  • una redazione – ogni testata giornalistica deve avere una redazione composta da professionisti del settore, ovvero giornalisti, redattori, editor, fotografi e altri professionisti dell’informazione;
  • dei contenuti giornalistici – una testata giornalistica deve produrre contenuti, siano essi notizie, reportage, inchieste, editoriali o commenti. Questi contenuti debbono essere redatti seguendo standard di professionalità e rigorosità, in modo tale da poter garantire l’obiettività e la veridicità delle informazioni;
  • una pubblicazione regolare – una testata giornalistica deve pubblicare i propri contenuti regolarmente, seguendo un calendario stabilito in anticipo. Questo permette di creare un rapporto di fiducia con il pubblico, che si abitua a seguire la testata giornalistica in questione;
  • l’etica e la deontologia professionale – una testata giornalistica deve rispettare l’etica e la deontologia professionale, ovvero i principi e le norme che regolano il lavoro dei giornalisti. Questo implica, ad esempio, il rispetto della privacy, la verifica delle fonti, la correttezza delle informazioni e il rispetto del pluralismo;
  • un’autorizzazione – nel nostro Paese, per essere riconosciuti come testata giornalistica, è necessaria un’autorizzazione e una registrazione presso le autorità competenti;
  • una diffusione – una testata giornalistica deve essere diffusa attraverso un mezzo di comunicazione di massa, quale ad esempio un supporto cartaceo, una radio, oppure una televisione. Oggi, con l’avvento di Internet, molte testate giornalistiche sono presenti anche o soltanto online, mediate da un sito web e diffuse tramite blog e social network;
  • delle responsabilità – una testata giornalistica deve assumersi la responsabilità dei propri contenuti e delle informazioni pubblicate. Ciò significa che, in caso di errori o inesattezze, la testata dovrebbe essere pronta a rettificare e correggere le informazioni.

In sintesi, per essere considerati una “testata giornalistica” è necessario rispettare e possedere requisiti legati alla professionalità, all’etica e alla deontologia professionale. Ciò permette di garantire al pubblico l’affidabilità e la veridicità delle informazioni proposte, in un contesto in cui il giornalismo assume un ruolo sempre più importante nella società contemporanea.

Cos’è e cosa si intende per gerenza?
La gerenza è un termine che si riferisce alla gestione di un’azienda, di un’organizzazione o di un’istituzione. In generale, la gerenza indica l’insieme delle attività e delle decisioni volte a dirigere e a coordinare le risorse dell’organizzazione, al fine di raggiungere gli obiettivi prefissati.
Più in particolare, la gerenza comprende l’organizzazione delle risorse umane, finanziarie, materiali e tecnologiche dell’organizzazione, la definizione degli obiettivi e delle strategie, la pianificazione e il controllo delle attività, la gestione delle relazioni con i clienti e i fornitori, nonché la gestione dei rischi e delle opportunità.

La gerenza è un’attività cruciale per il successo di un’azienda o di un’organizzazione, in quanto consente di ottimizzare l’uso delle risorse e di adattarsi alle esigenze del mercato e dell’ambiente esterno. Per questo motivo, la gerenza richiede competenze specifiche, come la capacità di pianificare e organizzare, di prendere decisioni in modo razionale e strategico, di motivare e gestire il personale, di analizzare i dati e le informazioni e di comunicare in modo efficace con i diversi interlocutori dell’organizzazione.

Da qualche tempo a questa parte si parla del fact-checking, ma, in poche parole di che si tratta?
Il fact-checking – in italiano controllo dei fatti – è una pratica giornalistica che consiste nella verifica e nella validazione delle informazioni, al fine di accertarne la veridicità e l’attendibilità. Un’attività che viene realizzata soprattutto in ambito giornalistico, ma può essere applicata anche in altri contesti, come la politica, l’economia, la ricerca scientifica e così via.

Il fact-checking si basa sulla raccolta di dati, fonti e testimonianze, che vengono analizzati e incrociati con altre informazioni disponibili, al fine di confermare o smentire le affermazioni fatte. L’obiettivo è quello di fornire al pubblico informazioni accurate e verificate, allo scopo di contrastare la diffusione di fake news e di disinformazione.

I professionisti specializzati in tale pratica, vengono detti fact-checker, ed utilizzano strumenti e metodologie specifiche per la verifica delle informazioni, utilizzando ad esempio database di fonti affidabili, strumenti di ricerca avanzati, tecniche di analisi del linguaggio e dei contenuti, e metodi di confronto e di verifica incrociata delle informazioni.

Il fact-checking è diventato sempre più importante nell’era digitale, in cui la diffusione delle informazioni avviene a una velocità molto elevata ed in cui la veridicità delle notizie può essere messa in discussione da diverse fonti. Il fact-checking rappresenta oggi un importante strumento per la tutela della democrazia, della libertà di informazione e del diritto dei cittadini ad avere accesso a informazioni verificate e affidabili.

Cos’è il cosiddetto giornalismo partecipativo o “Citizen Journalism” e come si differenzia dal giornalismo tradizionale che tutti conosciamo?
Il giornalismo partecipativo, noto anche come citizen journalism, è una forma di giornalismo in cui i cittadini comuni, non necessariamente professionisti del settore, partecipano alla raccolta, alla creazione e alla diffusione di notizie e informazioni attraverso i mezzi di comunicazione di massa, come la stampa, la radio, la televisione e Internet.

Il giornalismo partecipativo si basa sulla convinzione che tutti i cittadini abbiano il diritto di partecipare alla produzione di informazioni ed alla discussione pubblica dei fatti di attualità. In questo modo, il giornalismo partecipativo mira ad ampliare la gamma di opinioni e punti di vista rappresentati nei media, ed a fornire un’immagine più completa e articolata della realtà.

Le principali differenze tra il giornalismo tradizionale e quello partecipativo sono legate alle modalità di produzione e diffusione delle informazioni. Nel giornalismo tradizionale, le notizie vengono prodotte da giornalisti professionisti, che si basano sulla loro esperienza, conoscenza e formazione per analizzare e presentare le informazioni. Nel giornalismo partecipativo, invece, le notizie possono essere prodotte da chiunque abbia accesso ai mezzi di comunicazione di massa, e possono essere basate su esperienze personali, opinioni, testimonianze e così via.

Inoltre, nel giornalismo partecipativo, la selezione delle notizie e la loro diffusione avvengono in modo più decentralizzato, attraverso la condivisione sui social media, la pubblicazione su blog e siti web, e così via. Ciò significa che le notizie possono raggiungere un pubblico più vasto e diversificato, ma possono anche essere soggette a una minore verifica e validazione.

In generale, il giornalismo partecipativo rappresenta una importante opportunità per l’inclusione e la partecipazione dei cittadini nella produzione e nella diffusione delle informazioni, ma richiede anche una maggiore attenzione alla verifica ed alla validazione delle fonti, al fine di garantire l’affidabilità e la veridicità delle notizie.

Poco fa hai citato il termine “fake news” cosa intendevi dire con queste parole?
Le fake news, o bufale, sono informazioni false o imprecise che vengono deliberatamente diffuse attraverso i mezzi di comunicazione di massa, ma soprattutto tramite Internet, al fine di manipolare l’opinione pubblica o di creare confusione e disinformazione.
Le notizie false possono riguardare qualsiasi argomento, dalla politica all’economia, dalla scienza alla salute, dallo sport alla cultura. Possono essere create con l’intento di danneggiare una persona, un’organizzazione o un’intera comunità, oppure per ottenere un guadagno economico o per ottenere visibilità sui social media.
Le bufale possono essere diffuse attraverso diversi canali, come i social media, i blog, i siti web e le email. Possono essere accompagnate da immagini o video manipolati o fuorvianti, e spesso vengono presentate come notizie dell’ultima ora, con l’obiettivo di suscitare interesse e attenzione.

Le fake news rappresentano una minaccia per la democrazia e la libertà di informazione, in quanto possono influenzare le scelte politiche e sociali dei cittadini, diffondere odio e discriminazione, e persino minare la fiducia nelle istituzioni e nei media tradizionali. Per questo motivo, è importante che i cittadini siano in grado di riconoscere le fake news e di adottare comportamenti critici e informati nella valutazione delle informazioni a cui hanno accesso.

E per finire, cosa si intende per “data journalism”?
Il data journalism, noto anche come giornalismo dei dati, è una forma di giornalismo che utilizza i dati e le tecnologie digitali per raccogliere, analizzare e presentare informazioni in modo innovativo e interattivo.
Questa recente branca del giornalismo si basa sulla convinzione che i dati siano una fonte di informazioni preziosa per la comprensione dei fatti di attualità e per la produzione di notizie di alta qualità. Per questo motivo, i giornalisti dei dati lavorano spesso in collaborazione con esperti di statistica, informatica e visualizzazione dei dati per trasformare grandi quantità di dati informativi, in storie di interesse pubblico.

Le tecnologie utilizzate nel giornalismo dei dati includono strumenti di scraping e raccolta di dati, database online e strumenti di analisi degli stessi, software di visualizzazione ed infografiche e così via.

Il giornalismo dei dati può essere utilizzato in vari campi, come l’economia, la politica, l’ambiente, lo sport e la cultura. Alcuni esempi di storie di data journalism includono la mappatura delle tendenze di voto nelle elezioni politiche, l’analisi delle statistiche di criminalità in una determinata area geografica, la visualizzazione degli effetti del cambiamento climatico sulla salute pubblica, e via dicendo.

In sostanza rappresenta una importante opportunità per il giornalismo di offrire un approccio più analitico e rigoroso alla produzione di informazioni, ma richiede anche una maggiore attenzione alla veridicità e all’affidabilità delle fonti di dati utilizzate, nonché alla capacità di comunicare le informazioni in modo chiaro e comprensibile per il pubblico.

Ovviamente la chiacchierata su questi temi e su altri argomenti ha richiesto più tempo del previsto e le “sfogliatelle ed i caffè” sono passati a due, ma dal mio personale punto di vista ne è valsa la pena.
E voi cosa ne pensate?

Ultimi articoli pubblicati

Articoli Correlati