Ricevo e pubblico*:
“All’ombra dei cipressi e dentro l’urne il sonno della morte è difficile da garantire in questo misero Paese.
Sabato 15 luglio, a Pozzuoli, abbiamo dato l’ultimo saluto a Peppe, mio fratello, scomparso dopo una breve e devastante malattia. Con un funerale laico allestito con enorme fatica e tra tante complicazioni, realizzato soltanto grazie alla tenacia della famiglia e degli amici, all’onestà di un sacerdote e alla generosità di un privato.
Peppe era un intellettuale comunista molto conosciuto qui, nella città flegrea, protagonista di tante lotte in passato e fino all’ultimo serio animatore di un dibattito politico e culturale con amici e compagni. Non avrebbe voluto un addio in chiesa, con un rito religioso, anche per rispetto di chi una fede ce l’ha. E’ stato un laico rigoroso, mio fratello, non imbrigliato dall’ideologia, anzi aperto al dialogo con chi non la pensava come lui. Un po’ di anni fa, tra i suoi amici c’erano due sacerdoti come don Raffaele Russo e don Angelo D’Ambrosio, con i quali aveva una solida frequentazione: due persone di cui si è occupato molto anche nel tratto finale della loro vita.
E’ stato quindi naturale pensare di predisporre un rito laico.
Ma a Pozzuoli non si può come in tanti altri luoghi d’Italia, un segno grave di discriminazione e di scarso rispetto verso la diversità culturale e religiosa.
Al cimitero di via Luciano, o altrove, non c’è una Sala del Commiato come pure stabilisce la legge. Ci sono due DPR (Decreto del Presidente della Repubblica) che fissano il regolamento di polizia mortuaria: uno è del 1990 e l’altro di sette anni dopo. Inoltre, la Regione Campania con una legge del 24 novembre 2001 numero 12, ha stabilito (articolo 10 bis) che: “I Comuni, entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, individuano… nel proprio territorio almeno una sala pubblica del commiato”. E’ scritto anche che, se non ci sono spazi pubblici per queste sale, il Comune può stipulare apposite convenzioni con gli altri enti comunali vicini.
In realtà, queste leggi e norme – che dovrebbero essere irrinunciabili in un Paese civile – sono state invece in gran parte ignorate. Solo nelle grandi città, e a volte nei centri più piccoli, si possono fare funerali non religiosi. Specialmente al Nord e al Centro. A mano a mano che si scende verso Sud, realizzare un commiato fuori da una chiesa è molto complicato. Perché bisogna, tra l’altro, dribblare le speculazioni e l’impreparazione delle imprese di pompe funebri abituate alla routine della cerimonia cattolica. Molto spesso i Comuni appaltano ad esse la gestione dell’atto finale, considerato che molte sale dell’addio (o piuttosto squallidi locali, garage, box?) sono in mano loro.
E’ stato dunque difficile organizzare il saluto anche per Peppe. Perché qualche ora dopo che se ne era andato, i familiari, con un dolore immenso nel cuore e le lacrime inarrestabili, hanno dovuto preparare in fretta e furia il funerale, stretti tra il fine settimana estivo (guai a morire di venerdì o sabato) che impediva di avere più ore a disposizione, e le pressioni dei servizi funerari, i regolamenti delle Asl, gli orari dell’ospedale della Schiana e del Cimitero. E ricevendo tanti “no”: non si può fare questo, non si può fare quello.
Alla fine siamo riusciti a salutare Peppe nel piccolo teatro dell’ex Istituto dell’Immacolata tra una folla di amici accorsi nonostante la temperatura da bollino rosso. Un abbraccio corale che si è manifestato anche sui social con tanti ricordi carichi di affetto e stima.
Approfitto quindi dello spazio offertomi da questo blog, che ringrazio, per rivolgere un appello e, allo stesso tempo, un richiamo al sindaco di Pozzuoli: assicurare l’estremo addio secondo i costumi, la religione, la cultura, il credo politico di un defunto è un fatto significativo perché serve anche a trasmettere valori, insegnamenti, tradizioni. E’ così da centinaia e centinaia di anni. Da millenni: Ottaviano Augusto si interessava personalmente dello svolgimento dei funerali della sua gens. Ignorare quanto è stabilito da una legge della Stato in questo caso è segno di arretratezza culturale e di scarsa sensibilità e ricorda un po’ quando veniva negata una normale sepoltura agli attori e ai suicidi.
In passato era stato abbozzato qualche progetto per dotare la città di uno spazio per funerali laici. Poi non si è fatto più nulla. Ambienti vicini al sindaco Manzoni mi hanno fatto sapere che il problema sarà affrontato. Io ho visto che il Cimitero di via Luciano si sta ancora ampliando. Mi auguro, dunque, che presto ci sia un posto, una Sala del Commiato, per dare l’ultimo saluto ai propri cari”.
*Gianni Cerasuolo